Nell’ora di Gesù
Scritto da Massimo Camisasca il 20 gennaio 2010 ·
Cari fratelli,
dove si decide il presente e il futuro della vostra vita, della vita di ciascuno di voi? e, poiché ormai la vostra vita è così legata alla nostra, dove si decide il presente e il futuro della nostra Fraternità?
Nelle deliberazioni ponderate e sagge del nostro consiglio? Nella nostra passione educativa? Nel discernimento che noi superiori esercitiamo sulla vostra esistenza? Nella dedizione missionaria dei nostri fratelli? (E l’elenco delle domande potrebbe essere molto lungo).
Certamente in tutto questo. Ma vi è un livello ben più profondo e più importante su cui desidero soffermarmi stasera con voi che operate questo passaggio e con tutti i seminaristi, i preti e gli amici qui presenti.
Il presente e il futuro si decidono nel sì che ora dite e che sarete chiamati a dire centinaia di volte, nel segreto della vostra coscienza o in pubblico.
Il destino della esistenza di una persona e di una comunità si gioca in quel misterioso e furtivo incontro tra la libertà di Dio e la libertà dell’uomo, ove si combatte la grande battaglia tra bene e male, che si ripete in ogni ora della storia e determina la storia dell’uomo e dei popoli molto più dei grandi consessi nazionali o internazionali.
A che cosa l’uomo è chiamato a dire sì (o no)? Ed è solo in questa decisione?
A questi due interrogativi può aiutarci a rispondere la liturgia di questa sera.
L’uomo è chiamato a rispondere a Dio che lo invita a partecipare alla sua vita di luce, di gioia, di donazione. Alcuni uomini sono poi chiamati a partecipare della sua volontà di salvare gli uomini. Per questo si è fatto uomo. Per questo chiama voi.
Questa chiamata di Dio non avviene una volta sola. Avviene innumerevoli volte lungo il corso dell’esistenza, in innumerevoli ore. L’ora. È una espressione di Gesù: non è ancora la mia ora…, essendo giunta la sua ora. Siamo chiamati a partecipare alla sua ora, alla sua volontà di correre incontro all’uomo in ogni ora della storia.
L’incontro tra Dio e l’umanità, con chiara allusione descritto da san Giovanni nel Vangelo delle nozze di Cana, avviene nell’ora di Gesù. Noi veniamo invitati ad entrare in quel movimento, a collaborare con Lui nella sua sete di salvare gli uomini e far loro conoscere il Padre.
Entrare nell’ora di Gesù con tutto noi stessi, con tutti i nostri doni personali, come allude il brano di san Paolo che abbiamo ascoltato.
Ma c’è una considerazione ancora più importante di tutto ciò che ho detto finora. Ed è che la nostra non è mai una risposta che siamo chiamati a dare nella solitudine. Neanche per Gesù è stato così. Mentre la solitudine gli suggeriva di dire: Non è giunta la mia ora, la Chiesa, rappresentata da Maria, lo spinge a dire di sì, e soprattutto a fare di sì: Fate quello che Lui vi dirà.
Il nostro sì, che ha certamente bisogno di silenzio e di preghiera per maturare, non è però il frutto finale di riflessioni personali, di macerazioni solitarie e tormentate, della nostra povera sapienza umana. Confrontiamoci sempre con la Chiesa che parla attraverso i nostri amici veri, i nostri superiori, i nostri padri spirituali, il fondo segreto della coscienza quando non ci rimprovera.
Non diventate mai i solitari e sicuri consiglieri di voi stessi! Soprattutto non fate della paura del giudizio degli uomini il vostro banco di prova! Lasciatevi consigliare da chi vi ama, da chi vi apre le strade della speranza e della carità. Amen.
Omelia per le ammissioni agli ordini sacri – casa di formazione, 16 gennaio 2010
Seconda domenica del tempo Ordinario (anno C): Is 62, 1-5; Sal 95; 1Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12
Grazie don Massimo! Ognuno di noi sia sempre disponibile al confronto con la Chiesa tramite i veri amici, i nostri superiori, i nostri padri spirituali. gz
che conforto! grazie Gualti che l'hai pubblicato!
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