martedì 4 ottobre 2011

Guardare la vita con stupore

La missionarietà è dentro al cuore, alla storia di ogni credente, è l’impegno, la chiamata, l’urgenza scritta dentro la nostra fede. “Guai a noi evangelizziamo”, sapendo che la prima parola è la nostra vita vissuta.
Il servizio dei cristiani all’umanità, fatto di concretezza gratuita e disinteressata, dilata l’essere di Gesù per arrivare a tutti coloro che sono nel disagio, nella sofferenza, nella povertà, nell’ingiustizia.


Quando abbiamo inviato i primi sette giovani missionari in Liberia, li ho invitati a guardare tutto quello che avrebbero scoperto con gli occhi di un bambino, con stupore. Bisogna stupirsi! Cioè guardare la vita non con gli occhi della paura, pensando: “Chissà cosa mi succederà adesso!”, ma con gli occhi della fiducia. I bambini sono così: guardano la vita con speranza, con cuore aperto.

Nei primi giorni della nostra missione africana, durante i frequenti spostamenti a piedi da un luogo all’altro, passando nei villaggi i bambini erano i primi ad avvicinare i nostri ragazzi, a guardarli, a indicarli. Uno toccava l’altro e diceva: “White man, white man!”, “Uomo bianco, uomo bianco!”. Poi qualcuno osava, superava la paura e li veniva a toccare. Toccavano le mani … e poi i giorni dopo già si avvicinavano e “battevano il cinque”. Guardavano quegli “uomini bianchi” con gli occhi stupiti. Bisogna imparare ad accogliere quello che la vita ci dà nello stupore e nella gioia di scoprire quello che Dio prepara per noi, tutti i giorni.

Questa è la fede, questa è la missione. L’uomo, quando crede, quando accoglie con stupore la vita, dà spazio alla bontà nel suo cuore. Quando uno è buono, mostra il volto di Dio, che lo sappia o no fa emergere dal suo cuore l’immagine di Dio. La bontà è il seme di Dio messo nel profondo di noi. E la bontà tocca i cuori. Puoi essere anche nemico, puoi essere un lontano, ma se hai il cuore buono, se ne accorgono tutti. Tanti, nelle missioni, chiedono ai nostri ragazzi: “Ma chi siete? Cosa fate qui? Quanto vi pagano?”. Quando dicono: “Niente”, gli altri non ci credono! Non credono che ci possano essere degli “uomini bianchi”, dei giovani che, senza essere preti, vanno in Africa, in Sud America, vanno gratuitamente a fare del bene, a vivere la bontà del cuore. Eppure posso testimoniarvi che da anni contemplo con stupore il miracolo di vedere ragazzi e ragazze, che erano distrutti dentro e fuori, diventare buoni, capaci di gesti di amore, capaci di donare nella gratuità; senza alcun interesse, amare, servire, lavorare, sudare, faticare, riscattare la loro vita, che non era stata buona, mostrando che quando l’uomo incontra Dio viene fuori dal suo cuore la parte migliore: la bontà.

Che il Signore ci guidi su questa strada, accompagni ciascuno di noi, perché Dio desidera che conosciamo la gioia vera, che viviamo una vita tranquilla e serena, affidata a Lui, che impariamo a pregare e donare, a fare dei gesti di generosità, a piantare semi di speranza nella vita dell’umanità intorno a noi, perché rifiorisca Dio, la speranza, la luce, perché tutti gli uomini possano essere salvati e possano conoscere la verità.

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