giovedì 11 marzo 2010

Una fede svuotata: i cinque "senza" del razionalismo moderno

Vi propongo uno scritto di don Luigi Giussani con a tema la fede vista e vissuta all'ombra del razionalismo moderno: interessante spunto di riflessione per tutti noi, che non siamo immuni da una certa mentalità.

a) Dio senza Cristo. E' la negazione del fatto che soltanto attraverso Cristo è possibile che Dio, il Mistero, si riveli a noi per quello che è.
"Dio senza Cristo", o fideismo: questo caratterizza tutte le posizioni che, eliminando la razionalità della fede, pretendono di definire Dio come idolatria di un particolare, sentito o ereditato da una certa tradizione etnica o culturale, oppure fissato dalla propria immaginazione, o dal proprio pensiero.

b) Cristo senza Chiesa. Può chiamarsi gnosi, gnosticismo, in qualunque sua versione.
Se si elimina in Cristo il fatto di essere uomo, uomo reale, storico, si elimina la possibilità stessa di un'esperienza cristiana. Un'esperienza cristiana è un'esperienza umana, perciò è fatta di tempo e di spazio come ogni realtà anche materiale.
L'eliminazione della carnalità implicata in ogni esperienza umana, anche nell'esperienza di Gesù Cristo, pone Lui - e la Chiesa - in una astrazione, riducendolo a uno dei tanti modelli religiosi.
Questa è l'eliminazione del cristianesimo, il quale non può sussistere in una interpretazione che limiti la natura e le conseguenze di questa enorme affermazione: Dio s'è fatto uomo.
Se non si tiene presente che Gesù è Cristo, il Figlio di Dio, l'uomo consacrato, destinato come natura, come origine, a far parte del mistero di Dio, allora l'invocazione "Gesù", o l'affezione a Gesù si svuota: Gesù come uomo non diventa il "luogo" di un'attrattiva che apre inopinatamente, inconcepibilmente all'Infinito.

c) Chiesa senza mondo. Da qui dipendono il clericalismo e lo spiritualismo, quale duplice riduzione del valore della Chiesa come Corpo di Cristo.
La religiosità cristiana si svolge così nell'ambito di regole legalisticamente concepite (farisaismo), per cui si  è praticamente resi adepti di un potere (civile, politico o religioso).
Lo "spiritualismo" è la fede giustapposta alla vita; così la fede non è più ragione illuminante e forza operante nella vita. Ogni spiritualismo non può che parlare della Resurrezione di Cristo in modo sentimentale: devozione di un ricordo, non memoria di una presenza.
In questo modo si evacua totalmente la salvezza dell'uomo com'è definita dalla fede, perchè la fede annuncia, tende a realizzare e realizza, nel limite del possibile, la salvezza di un presente. Si distrugge di fatto la ragionevolezza della fede e la ragione stessa della Chiesa nel mondo, il "chi è" del cristiano nel mondo. L'etica che deriva dal naturalismo e dal razionalismo diventa distruttiva dell'etica che nasce e scaturisce dall'ontologia del discorso cristiano, che è l'annuncio di un essere nuovo, di un essere che è l'umanità nuova, di una nuova umanità.

d) Un mondo senza io. Se la Chiesa è senza mondo, questo mondo tende a essere senza l'io: vale a dire è un'alienazione. Il mondo finisce per essere l'ambito dell'esistenza definito dal potere e dalle sue leggi. Mentre il mondo è l'ambito dove Cristo realizza nel tempo la redenzione dell'uomo e della storia.
Un'esperienza definita dal potere e dalle sue leggi ha come conseguenza ultima la perdita della libertà e poichè la libertà, comunque la si definisca, è il volto dell'io umano, si tratta della perdita della persona umana.
Dove l'io è negato e alienato, significato di vita, tempo, spazio, lavoro, affezione, società, non nascono dall'appartenenza a Cristo attraverso l'appartenenza alla Chiesa, ma da un'altra cultura; da una "naturalità" che esclude (perchè "è troppo difficile") o discute (perchè "non è chiaro" o perchè "vuol esser libera" in senso istintivo) il mistero di Dio fatto uomo, il suo avvenimento presente.

e) Questo io, l'io alienato, è un io senza Dio. L'io senza Dio è un io che non può evitare tedio e nausea. Per cui si lascia vivere: si può sentire particella del tutto (panteismo) o è preda della disperazione (il prevalere del male e del nulla: nichilismo).

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